Nell’ambito delle iniziative della rassegna “Foglie d’argento. Mediterraneo, lago di luce e di parole”, la presentazione a cura del critico Carlo Pasi del poemetto a due voci Chora di Ilaria Caffio e Flaminia Cruciani edito nella collana poesia di Spagine. Fondo Verri edizioni.

“Più che un’apparizione il poemetto incrociato a due voci richiama il volteggiare sinuoso, insinuante, di una Visitazione”, scrive Carlo Pasi nella nota introduttiva a Chora.

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(…) Pur esponendo il luogo dell’ “indecidibile”, Chora fa cenno, orienta, verso l’enigma femminile Kore; con la sua cadenza coreografica si flette, fluttua, fluisce nello spazio in cui la sonorità, l’orchestrazione acustica dell’anima, musicalmente evolve, in accordature di immagini, di timbri. (…) Lungo il tragitto accidentato, vorticoso, plurimo s’incontrano versi che ci chiamano. Sono fra i più insistenti, hanno gli sguardi acuti, forse perché lavati al bruciore delle lacrime. Ma non vogliono esibirsi, sembrano invece aggirarsi fra le ombre. Spuntano dai punti ciechi, angoli bui, dove si sono confrontati con intensità primarie, sul ciglio del de-lirio, pare ai confini della morte. Hanno nutrito l’invisibile. Forse non riescono a staccarsi dalla Chora, lo spazio matricale, nutritizio che li ha generati. Sono bagnati ancora dalle tracce inguarite del mistero. (…) In versi scheggiati, simili a un singhiozzo, sembra profilarsi una rinuncia. In realtà si sta contraendo il gesto teso, complice che prepara la rivolta. Si spiana così il passaggio all’atto, attraverso un moto di un’apparente ritrazione in cui si ripercorrono le ansie persecutorie, gli squilibri della dannazione a dire. In immagini che straziano, la necessità di esprimere il dolore alla ricerca di uno sbocco liberatorio, allestisce lo scenario della conquista di una nuova fantasia verbale. Il dispositivo ustorio che, nel de-lirio sovvertirà gli usi normativi del linguaggio. L’abisso che pare sconfessato come rischio supremo della perdita forse è già stato scavalcato in un salto nel buio. (…) Senza la pretesa del potere, della sua rabbia rapace, scardinante, senza Sparta, la Chora morbidamente tenterà nuovi tragitti. Si tratterà ancora d’estrarre dalle cavità insondate di poesia un altro principio di delicatezza, la doppia voce, il doppio gesto al femminile, una danza”.

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