- 16/06/2017 - 21:00
- Cremeria Al Duomo - Lucera
- Presidio di Lucera
Sensuale come una versione moderna di Lolita, ambiguo come un romanzo di Moravia, La figlia femmina (Ediz. Fazi) è il duro e sorprendente esordio di Anna Giurickovic Dato. Simonetta Agnello Hornby l’ha definita «una storia disturbante, raccontata con tatto e maestria, che si legge tutta d’un fiato».
Anna Giurickovic Dato è nata a Catania nel 1989 e vive a Roma. Il suo racconto Polimena, Polimena ha vinto nel 2012 il concorso Io, Massenzio nel Festival Internazionale delle Letterature, e nel 2013 è stata finalista al Premio Chiara Giovani con il racconto Ogni pezzo di sé. La figlia femmina è il suo primo romanzo.
dialoga con l’autrice
Mauro Laskavj
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Ambientato tra Rabat e Roma, il libro racconta una perturbante storia familiare, in cui il rapporto tra Giorgio e sua figlia Maria nasconde un segreto inconfessabile. A narrare tutto in prima persona è però la moglie e madre Silvia, innamorata di Giorgio e incapace di riconoscere la malattia di cui l’uomo soffre. Mentre osserviamo Maria non prendere sonno la notte, rinunciare alla scuola e alle amicizie, rivoltarsi continuamente contro la madre, crescere dentro un’atmosfera di dolore e sospetto, scopriamo man mano la sottile trama psicologica della vicenda e comprendiamo la colpevole incapacità degli adulti di difendere le fragilità e le debolezze dei propri figli. Quando, dopo la morte misteriosa di Giorgio, madre e figlia si trasferiscono a Roma, Silvia si innamora di un altro uomo, Antonio. Il pranzo organizzato dalla donna per far conoscere il nuovo compagno a sua figlia risveglierà antichi drammi. Maria è davvero innocente, è veramente la vittima del rapporto con suo padre? Allora perché prova a sedurre per tutto il pomeriggio Antonio sotto gli occhi annichiliti della madre? E la stessa Silvia era davvero ignara di quello che Giorgio imponeva a sua figlia?
La figlia femmina mette in discussione ogni nostra certezza: le vittime sono al contempo carnefici, gli innocenti sono pure colpevoli. È un romanzo forte, che tiene il lettore incollato alla pagina, proprio in virtù di quell’abilità psicologica che ci rivela un’autrice tanto giovane quanto perfettamente consapevole del suo talento letterario.
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