Il 31 dicembre 1899 il piroscafo mercantile Holy Steam salpa dal porto di Le Havre alla volta di Buenos Aires. Nella stiva del vapore viaggia il piccolo circo Au Diable Vauvert, una locuzione francese che designa luoghi vaghi, lontani: un po’ come “in capo al mondo”. Punteggiata da scene della vita di bordo, la narrazione si dipana a ritroso, raccontando la vita di questi circensi, dediti al culto della meraviglia, sulle strade di Francia; fra cronache di viaggio, biografie bizzarre e tortuose, storie di balene, affreschi storici dello spettacolo itinerante, cartoline di luoghi memorabili: Biarritz, Arles, Vauvert, gli angiporti di Marsiglia, i villaggi rivieraschi sulle sponde della Loira, il villaggio algerino di Bou Saada alle porte del deserto sahariano, il Boulevard du Crime – rovescio della medaglia accademica delle arti sceniche nella Parigi del XIX secolo. Ma Au Diable Vauvert è innanzitutto un porto sicuro per gli artisti che ne fanno parte. È la famiglia che ci si sceglie, il solo luogo in cui la diversità di ciascuno non ha bisogno di schermirsi, e dove anche l’amore si manifesta come rispettosa protezione fra reciproche solitudini.”

Stefano Di Lauro si definisce un mitonauta. È autore, regista e compositore. Ha pubblicato Eroine_ nient’altro da dichiarare (2012) e Dittico dell’amore osceno (2011) per Shamba Edizioni; La mosca nel bicchiere – La poetica di Carmelo Bene (Icaro, 2007); ÒperÉ (Besa, 2006). Come regista teatrale ha lavorato in Italia e in molti paesi esteri. Autore di testi teatrali, adattamenti di opere straniere e riscritture di classici, ha anche realizzato opere di video-arte e documentari, e scritto musiche di scena affiancando numerosi progetti musicali e discografici. Da bambino stravedeva per l’arte primitiva e gli innesti botanici. Memorie di un delfino spiaggiato è il titolo orfano del libro che non scriverà mai.

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